Fattore pedoclimatico
La tipologia dei terreni, il clima, Ia diffusa presenza e Ia costanza di esperti produttori ha fatto s che negli anni il Broccoletto di Custoza assumesse importanza per il territorio.
L’area della frazione di Custoza é caratterizzati dalla presenza di terreni di origine morenica di natura prevalentemente calcarea, argilloso-calcarea e ghiaioso-sabbiosa con esclusione di terreni umidi.
L’argilla assume comunemente il termine di “crea” ed é senz’altro Ia parte piU attiva dal punto di vista della reattività chimica, della nutrizione dei vegetali e della capacita di trattenere acqua.
Il clima in zona é quello temperato della riviera gardesana che favorisce Ia crescita della coltura. Le precipitazioni annue si aggirano sui 700-800mm, le temperature medie stazionano sul 12°C con punte che vanno dai -10°C ai +38°C.
L’impronta pedoclimatica quindi contribuisce in qualità e sostanza nella coltivazione di questo ortaggio, che trova nel territorio di Custoza un habitat perfetto al proprio sviluppo ed al mantenimento di una tradizione che da anni vanta.
Fattore umano
Esso va ad aggiungersi alle potenzialità offerte dai fattori pedoclimatici con due elementi:
- Ia capacità, affinata con gli anni e trasmessa da padre in figlio, di selezionare a mano il miglior seme da cui ricavare il materiale da riproduzione,
- Ia costanza di una cerchia ristretta di produttori che hanno permesso alla coltura di non estinguersi o confondersi con altre specie simili.
Fattore storico-culturale
Storicamente Ie prime individuazioni risalgono al 1600 quando Ie cultivar di Brassica oleracea divennero facilmente riconoscibili nella Ietteratura botanica,
agronomica e soprattutto culinaria. Esse comprendevano i cavoli cappucci, Ie verze, i cavoli-rapa, i cavolfiori e, finalmente, i broccoli. In effe11i, Ie diverse varietà di cavoli dovevano essere molto diffuse negli orti soprattutto delle famiglie contadine. II loro successo derivava anche da un ottimale inserimento nei normali cicli produttivi di numerose aziende come coltura intercalare, in successione ai cereali autunno vernini o dopo colture foraggere od orticole. I cavoli rappresentavano inoltre, per le famiglie contadine, una integrazione alimentare preziosa, sia per la stagione invernale di maturazione che per Ia ricchezza in vitamine e oligoelementi.
Agli inizi Novecento risalgono Ie prime testimonianze dirette della coltivazione del broccolo nel territorlo di Custoza. Le stesse testimonianze ci sono state fornite da coloro che vengono considerati i senatori del Broccoletto, Policarpo Forante ed ltalo Pachera.
Tutto inizio quando Salvatore Pachera e “Fiasche11a” selezionarono del seme proveniente dai rispeftivi orti ottenendo delle piantine che vennero trapiantate nel campi sovrastanti la chiesa. In seguito Piero Toffoli e lo stesso Policarpo Forante geftarono Ie bask afllnché la produzione dell’ortaggio non risentisse della crisi del dopo guerra.
La tecnica di coltivazione prevedeva I’impiego di attrezzatura trainata da buoi per sistemare il terreno in solchi, avveniva poi il trapianto mediante l’utilizzo del “caucio”, utensile costruito in legno di sezione ad “L” con il quale si forava il terreno. Considerando che all’epoca non esisteva l’irrlgazione, al traplanto i broccoletti venivano uno ad uno annaffiati, adoperando ll cosiddetto “scodelin” attingendolo da un capiente tino in legno posizionato a monte del Campo. All’epoca la sorgente piU accessibile era in localité “Pescarete”.
Successivamente le piante non venivano più annaffiate a causa del difficoltoso lavoro di recupero dell’acqua, pertanto la produzione risentiva molto della mancanza del fattore idrlco che non consentiva alle piante dl svilupparsl. Per sopperire alla rldotta vigoria non sl provvedeva a
concimazioni, a causa deII’oneroso lavoro di recupero e spargimento della materia prima (Ietame).
A quei tempi si ricorda che il prodotto veniva commercializzato recandosi nei paesi Iimitrofi (Valeggio, Villafranca, Quaderni, Sommacampagna) con un carretto trainato da asini, o per chi se lo poteva permettere da Cavalli, pieno di broccoletti che venivano venduti a peso. Si partiva il mattino presto, il carretto carico di circa 1-1 .5 ql di broccoli, Ia bilancia sotto braccio e si tornava a sera, con il carro vuoto e quattro “franchi” in tasca. AII’epoca non esisteva il “mazzetto” si vendeva tutto a peso, cosi facendo si accontentava ii
consumatore che né acquistava 1-2 piante e Ia famiglia che né acquisiva 4-5. Era da consderarsi una vera e propria fonte di guadagno oltre che a soddisfare il fabbisogno alimentare in famiglia.
Negli anni sessanta l’urbanizzazione ed il continuo proliferarsi delle vite mise alla stretta la produzione della coltura, alcuni cessarono la produzioni altri temerari la continuarono. Si ricorda in questo frangente, il determinante contributo di Policarpo Forante e Bottura Mario che con costanza e rispetto per la propria terra hanno fatto in modo che la coltura non si estinguesse.
All’ora si é pensato di sfruttare l’interfilare dei vigneti per trapiantare il Broccoletto e dl destinare alcuni appezzamenti all’esclusiva produzione dello stesso.
Questi lotti di terra si sono tramandati Eno ai giorni nostri, attraversando guerre e battaglie, geli e siccité, ma trattenendo in Moro una storia, una tradizione, una Cultura che oggi assaporiamo ogni Volta che seduti ad un tavolo, con un buon bicohiere di Custoza, ed un fumante piatto di Broccoli.